Indipendenza Idrica

Fatta questa premessa che troverai in ogni nostro podcast, passiamo ora a parlare ...... dell'acqua e del perché è arrivato il momento di puntare verso la totale indipendenza idrica.

Il nostro corpo è costituito per almeno il 70% di acqua.

Il nostro alimento principale è l'acqua che rappresenta anche l'elemento più diffuso in natura tanto che ben 2/3 della superficie terrestre è ricoperta di acqua.

Anche se esistono esseri umani eccezionali che riescono a vivere senza bere o bevendo pochissima acqua al giorno, la gran parte degli esseri umani ha ancora bisogno di bere almeno due litri d'acqua al giorno e di usare almeno qualche decina di litri di acqua per ragioni igieniche. Tuttavia, appena pronunciamo il termine bisogno, del quale abbiamo lungamente parlato nel podcast relativo all'indipendenza e all'autodeterminazione alimentare, ecco che nascono ottime ragioni per divenire dipendenti da qualcuno che potrebbe approfittare della nostra ignoranza.

Ebbene, osservando attentamente cosa accade intorno a noi, ci rendiamo conto che anche nel caso dell'acqua, come per quella del cibo, oggi viviamo in una sorta di dipendenza palese che ci spinge sempre più verso obblighi di varia natura. La necessità di rifornirci di acqua quotidianamente, spesso, ci costringe a farla pervenire da centinaia di chilometri di distanza dalla nostra casa, nonostante l'abbondanza diffusa di questo elemento naturale.

L'acqua è uno dei pochissimi elementi naturali che può essere riutilizzato infinite volte anche per scopi molto diversi tra loro, a condizione che la si restituisca alla natura limpida così come ci è stata offerta. Tra l'altro la stessa natura provvede, entro ampie soglie di tolleranza, a depurarla costantemente, per esempio, tramite il ciclo evaporazione/precipitazioni.
Masaru Emoto ha dimostrato, inoltre, che l'acqua è anche molto sensibile alle nostre emozioni e dunque è addirittura interconnessa ai nostri pensieri, aprendo un altro spettacolare mondo di conoscenze e applicazioni che trascureremo volutamente in questo contesto.

L'acqua è anche un'ottima fonte per estrarre uno dei più potenti combustibili presenti in natura, l'idrogeno, grazie al quale sono possibili moltissime applicazioni che ancora oggi richiedono esclusivamente combustibili fossili. Il vantaggio essenziale di questo combustibile è nel totale azzeramento dell'inquinamento poiché il risultato della combustione è semplice vapore acqueo che può essere nuovamente recuperato per tornare nello stato liquido di provenienza utile ai nostri scopi residenziali e alimentari.

La nostra incresciosa tendenza verso il sostegno di valori effimeri, generati da interessi di pochi, soprattutto negli ultimi 100 anni, ci ha spinto verso un inquinamento senza precedenti, sempre più massiccio, proprio dell'elemento acqua che rappresenta, dopo l'aria, l'essenza principale della nostra vita, minacciando persino l'esistenza dell'essere umano sulla Terra.

I bacini idrici e le falde acquifere, sono sempre meno utilizzabili senza trattamenti preventivi, a causa degli scarichi industriali, oltre che dei gas nocivi che continuiamo a riversare nei nostri cieli e che inevitabilmente ci vengono restituiti, attraverso i fenomeni meteorici, inquinando ulteriormente le acque che vengono destinate alla soddisfazione dei bisogni umani.

In modo incosciente ed autolesionistico, cerchiamo l'acqua nelle profondità della terra e la trasferiamo agli utilizzatori attraverso contenitori la cui realizzazione è già fonte, essa stessa, di quell'inquinamento che ci impedisce di utilizzare l'acqua di superficie, trascurando il fatto che prima o poi, proseguendo su questa strada, anche le acque di profondità faranno la stessa fine di quelle di superficie.

Cosa dire, infine, dei danni sulla nostra salute causati dalla costruzione degli stessi contenitori? Questi ultimi, esposti alla luce del sole, per esempio durante i trasporti, generano al loro interno sostanze tossiche che ovviamente non sono mai annoverate tra quelle presenti alla fonte. Ugualmente non sono mai annoverati i conservanti usati per mantenere l'acqua limpida fino al suo uso. Chi conosce davvero i rischi sulla salute di queste strategie di distribuzione?

Come possiamo ben comprendere, la quantità di comportamenti assurdi nella distribuzione di questa importantissima risorsa è tale da costringerci a rivedere al più presto le nostre modalità d'uso, in modo da riprendere il nostro controllo diretto sulla qualità di ciò che beviamo o usiamo per altri scopi. A tal proposito immaginiamo uno scenario alternativo costituito da piccole aggregazioni composte da un minimo di 20, fino a 50, utilizzatori che si uniscono tra loro in modo solidale, con l'obiettivo comune di provvedere alla raccolta delle acque meteoriche in un bacino idrico comune collegato, eventualmente, anche con falde acquifere sotterranee. Ipotizziamo anche che le condotte idriche che vanno verso le singole abitazioni siano ripartite in due segmenti, al posto dell'unica condotta classica attuale, una delle quali adduce acqua potabile e l'altra acqua depurata ma non potabile. Ciascuna delle abitazioni contribuirà a raccogliere quanto possibile, trasferendo il tutto nel bacino idrico comune dal quale sarà prelevata l'acqua necessaria alle singole abitazioni che sarà preventivamente depurata e poi eventualmente inviata ai singoli serbatoi residenziali.

Ciascuna abitazione verrà dotata, inoltre, di appositi impianti filtranti in grado di provvedere alla potabilizzazione, all'alcalinizzazione e alla ionizzazione delle acque, mentre le acque destinate a scopi igienici potranno essere trattate in modo selettivo in funzione dei reali bisogni delle utenze. La questione dell'alcalinizzazione e/o della ionizzazione delle acque è ancora controversa, tuttavia sembra effettivamente che questi trattamenti preventivi delle acque, prima dell'uso alimentare, siano davvero utili ad incrementare esponenzialmente la qualità della nostra salute nel tempo. Diversi scienziati si sono ormai decisamente schierati in tal senso.

Anche le acque di scarico, provenienti dalle singole abitazioni, potranno essere raccolte in appositi bacini comuni attraverso i quali procedere alla parziale depurazione delle stesse in modo da restituirle nel ciclo di utenze non potabile.

Le parti solide delle acque di scarico saranno trattate in modo da generare biometano tramite la digestione a cura di speciali batteri anaerobici producendo, per esempio, compost utile per le coltivazioni in loco o per quelle esterne.

Il biometano potrà essere raccolto in modo da essere utilizzato per i trasporti e anche per l'alimentazione di appositi cogeneratori locali funzionali all'integrazione degli impianti di riscaldamento/raffreddamento di acqua finalizzata a scopi sanitari e/o termici.

Insomma, abbiamo la possibilità tecnologica di realizzare un vero e proprio ciclo chiuso che prende dalla natura ciò che serve agli utilizzatori e lo restituisce alla stessa natura in modo da provocare il minimo impatto ambientale.

C'è da chiedersi, come mai fino ad oggi nessuno ci ha mai pensato e quei pochi che ci hanno provato sono stati relegati in un angolo e fatti tacere?

Forse perché... zero bisogni vuol dire zero dipendenze... e zero dipendenze significa zero potere?

Abbiamo appena smantellato definitivamente un'altra delle false credenze, instillate ad hoc nella nostra mente da un sistema dominante, che ci vedeva, fino a ieri, costretti a cercare un'occupazione per guadagnare quel denaro utile, secondo la gran parte della gente, alla nostra sopravvivenza. Scopriamo invece, ancora una volta, dopo il podcast sull'indipendenza e l'autoderminazione alimentare, che questa credenza, unitamente a tante altre che tratteremo nei prossimi podcast di questa serie, è strumentale a mantenere un vero e proprio stato di schiavitù occulto che privi l'essere umano della possibilità di scoprire chi è veramente.

L'impossibilità di mettere a disposizione della collettività, l'infinito potenziale di ogni singolo individuo, utile a creare un mondo fantastico, molto diverso da quello che ci è stato "consegnato" dai nostri genitori e dai nostri avi, può essere il vero obiettivo?

Quali sono i costi da sostenere per raggiungere l'obiettivo proposto?

Come per l'indipendenza alimentare, si tratta semplicemente di quantificare ciò che spendiamo singolarmente oggi per l'utilizzo o per l'acquisto dell'acqua e dei suoi successivi trattamenti... Qualche anno degli stessi costi, temporaneamente in aggiunta a quelli attuali, sarà più che sufficiente per ripagare gli impianti che di tanto in tanto avranno bisogno di un po' di manutenzione che sarà ovviamente curata dagli stessi utilizzatori attraverso turni solidali distribuiti. Un piccolo impegno di qualche anno per essere veramente liberi per tutta una vita e soprattutto per liberare le generazioni future dall'attuale schiavità... Niente male, ti pare?

Nel caso non disponessimo del denaro utile ad acquistare ciò che ci necessita, sarà sufficiente richiedere di contribuire, nella misura necessaria, per esempio, per la costruzione e/o per la manutenzione degli impianti, in modo da poter "guadagnare" tutto ciò che ci interessa.

Nel prossimo podcast tratteremo un altro argomento di impressionante attualità: l'indipendenza energetica.